
Il metodo BIM e la Digital Transformation sono due driver di crescita per ogni settore economico. Investono i processi progettuali ed operativi e trasformano il framework di riferimento delle attività collaborative. Rappresentano una cesura temporale che scandisce un “prima” della loro applicazione ed un “dopo”.
Di fronte a inevitabili cambiamenti epocali si manifestano due atteggiamenti, la resistenza e il cambiamento proattivo, ben rappresentato dalla frase di Jack Welch Jr, Ceo di General Electric: “Cambia prima di essere costretto a farlo”. Essere consapevoli delle istanze dalla contemporaneità consente di essere protagonisti attivi del cambiamento. Inoltre in epoca di Digital Transformation il tempo è un fattore determinate perché la trasformazione digitale agisce come un acceleratore dei processi in corso.
L’evidenza della centralità del metodo BIM nell’area della progettazione si evince anche dai risultati del quarto Rapporto OICE sulle gare BIM per le opere pubbliche.

Oice è l’associazione nazionale che rappresenta le organizzazioni italiani di Ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica. Nata nel 1965 è aderente al Sistema Confindustria.
Da quattro anni pubblica un report in cui si monitora l’introduzione del metodo BIM nei bandi pubblici, un indice interessante per osservare da vicino il gradiente di penetrazione di questa particolare metodologia che tra i suoi plus ha l’ottimizzazione della pianificazione, della progettazione e della costruzione, oltre che della gestione operativa della manutenzione per l’intero ciclo di vita dell’edificio, sino a uno “smantellamento” efficiente ed efficace.
Metodo BIM: l’interoperabilità caratteristica vincente nella remotizzazione
La prima informazione che emerge dal report pubblicato il 25 febbraio 2021 è l’aumento delle gare pubbliche BIM in Italia, un amento a 3 cifre per quanto riguarda il valore delle risorse economiche assegnate (+140% rispetto allo scorso anno) e a due cifre in relazione al volume, cioè al numero di gare (+17,2%).

Questo aumento è da mettere in relazione a tre dati rilevanti: l’intuizione da parte delle stazioni appaltanti della qualità che può garantire l’utilizzo della tecnologica BIM, la tensione alla Digital Transformation declinata nell’operatività e la crescita dell’intero comparto dei servizi di architettura e ingegneria, verificatasi a dispetto di quel che si sarebbe potuto pensare per via dei numerosi stop imposti ad altri settori dagli effetti della pandemia Covid 19. In realtà, come indicato nella presentazione del report da Gabriele Scicolone, presidente OICE: “L’interoperabilità, la possibilità di tutti gli attori del progetto di operare sullo stesso modello digitale sono elementi che indiscutibilmente facilitano e faciliteranno le progettazioni da remoto in questa nuova era di remotizzazione che tutti stiamo vivendo”.
Ad accelerare questo processo evolutivo contribuirà probabilmente anche il piano Next Generation Eu, che alla Digital Trasformation riserverà consistenti risorse.
Vediamo ora i numeri del report.
Su 560 bandi pubblicati, il valore medio di un bando con metodo BIM è il 239% più alto di altri bandi
Nel 2020 le stazioni appaltanti hanno pubblicato ben 560 bandi con riferimento al metodo BIM, rappresentando l’8,7% di tutti i bandi pubblicati inerenti ai servi di ingegneria ed architettura, un risultato davvero significativo se si pensa che nel 2017, data del primo report, la percentuale di bandi con riferimento BIM era solo l’1,4% del totale.

Ma ad essere aumentato non è solo il “volume” dei bandi BIM, ma anche e soprattutto il valore: i bandi BIM raccolgono il 29,5% del totale delle risorse e cioè 711,6 milioni di euro su un totale di 2.412 milioni che rappresentano l’intero mercato. Anche in questo caso il confronto con il 2017 è significativo: quattro anni fa le gare BIM rappresentavano solo il 2,5% del valore totale. In sintesi in solo quattro anni la metodologia BIM ha decuplicato la sua incidenza sia in termini di volumi sia di valore.
In relazione alla tipologia di bando occorre osservare che il valore medio di una gara con riferimento BIM è del 239% più alto del valore medio di un appalto senza metodo BIM, infatti il valore medio di un bando BIM è 1.270.742 euro mentre il valore medio dei bandi di architettura e ingegneria è 374.763 euro.
Questo dipende in parte anche da una questione normativa: l’ingresso dell’obbligatorietà della tecnologia BIM per bando di importo inferiore alla soglia europea è previsto solo nel 2023. Tuttavia il 16,6% delle gare BIM del 2020 è rappresentato da gare sotto i 100.000 euro e il 18% da gare tra i 110.000 ed i 221.000 euro: a riprova che, sebbene non “obbligate” dalla normativa, le stazioni appaltanti riconoscono il valore della tecnologia BIM e la inseriscono tra i criteri previsti per lo svolgimento della gara.
Si nota la tendenza delle stazioni appaltanti ad introdurre la conoscenza e l‘utilizzo del metodo BIM come elemento di premialità, o per selezionare operatori economici ammessi alla gara
Metodo BIM: tipologie di bandi e distribuzione geografica, il 77% è relativo alla progettazione; dal Centro Italia e dal sud oltre il 50% delle gare

Vediamo ora tra i bandi BIM quali sono le tipologie di affidamento più comuni. Il 77, 1% dei bandi (432) è relativo all’attività di progettazione, l’11,8% (66) riguarda servizi tecnici, il 6,8% (38) è relativo a servizi di verifica della progettazione e il 3% (17) riguarda verifiche strutturali e valutazione della sicurezza sismica, l’1,3% (7) è per la direzione lavori.
Anche la distribuzione geografica rappresenta un interessante parametro per completare l’analisi ed evidenziare la rilevanza e la crescita del metodo BIM.
A fare la parte del leone è il centro Italia: sono ben 200 i bandi con riferimento BIM (35,7%) attivati nelle Regioni del Centro, seguono le regioni del Sud con 168 bandi (30%), terza piazza per il Nord che sommandole regioni del Nord Est e del Nord ovest raggiunge le 151 gare (27%), fanalino di coda le regioni isolane con 41 bandi (7,3%).
Le stazioni appaltati più attive sono state le Amministrazioni dello Stato (33%) dei bandi, seguite dai Comuni (24,1%) e poi dalla Concessionarie (23,8%), dalle Provincie (6,4%), dagli Ospedali (5,5%), dalle Regioni (4,5%) e dalle Università e Istituti di ricerca (2%).
Il report OICE mette in luce come ormai il metodo BIM sia divenuta un punto di riferimento per il settore e come il suo utilizzo costituisca sempre più un requisito per l’accesso ad appalti pubblici.
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